domenica 18 agosto 2013

Sulla crisi in Egitto e sull'infamia dell'imperialismo

Caro professore,
... La crisi egiziana si sta rivelando di difficile interpretazione e come tutte le grandi crisi storiche sembra sfuggire ad una logica binaria, come lei ha mostrato nel suo libro sulla lotta di classe.
Rivoluzione? Colpo di Stato? Guerra civile? Modernita' e laicismo contro l'oscurantismo fondamentalista? Qual e'  il ruolo degli Usa e di Israele? E i fratelli musulmani sono una forza parafascista, come sembra sostenere ad esempio Samir Amin, oppure dobbiamo individuare al loro interno, come all'interno dell'esercito egiziano, una pluralita' di interessi e di spinte a volte contraddittorie?
I compagni si stanno dividendo in questa lettura e anche da parte di chi dovrebbe orientare se ne sentono di tutti i colori...
Antonio Santi, Fermignano, PU


Caro amico,
Chi avesse ancora dei dubbi sull’infamia dell’imperialismo farebbe bene a dare uno sguardo al Medio Oriente. Le guerre scatenate a partire dal 1991 dovevano apportare civiltà, democrazia, pace. Ora, dopo centinaia di migliaia di morti, milioni di feriti e milioni di profughi, la realtà è sotto gli occhi di tutti. Non si tratta solo delle terribili devastazioni materiali. In occasione della prima e della seconda guerra del Golfo gli Usa e l’Occidente hanno chiamato gli sciiti irakeni alla rivolta contro i sunniti; ora chiamano i sunniti a prendere le armi contro gli sciiti in Irak e soprattutto in Siria. In tutto il Medio Oriente nella lotta contro i regimi laici scaturiti da rivoluzioni anticoloniali e contro i movimenti di liberazione nazionali collocati su posizioni laiche, l’imperialismo ha fatto appello alla religione e al fondamentalismo religioso: così in Irak, Libia, Siria, Palestina, dove Israele appoggiò Hamas contro l’OLP di Arafat (successivamente assassinato). Impressionante è la scia di distruzione e di morte: paesi come l’Irak, la Libia, la Siria rischiano di cessare di esistere come Stati nazionali unitari e indipendenti, mentre priva ormai di qualsiasi credibilità è la fondazione di uno Stato nazionale per il popolo martire palestinese, la cui terra è sistematicamente espropriata. Ma c’è di peggio. In Medio Oriente
divampa la guerra civile tra laici e religiosi, nell’ambito del mondo religioso tra islamici e cristiani, nell’ambito dell’Islam tra sunniti e sciiti; la devastazione investe persino i rapporti tra uomini e donne, le quali vengono private o rischiano di essere private dei risultati conseguiti sull’onda della rivoluzione anticoloniale. Ecco la civiltà e la democrazia, la pace di cui l’imperialismo pretende di essere il portatore. E non cambia nulla se alla Casa Bianca siede Bush sr., Clinton, Bush jr., Obama…
Dinanzi a quest’opera barbarica di sistematica distruzione non solo degli apparati statali ma della stessa società civile, come devono atteggiarsi le forze antimperialiste? No, la contraddizione di fondo non è tra laici e religiosi, come vorrebbe far credere l’ideologia dominante: l’Iran e i combattenti di Hezbollah svolgono un ruolo indubbiamente progressivo; lo stesso Hamas, pur appoggiato in passato da Israele, è ora bersaglio dei suoi attacchi selvaggi.
E i Fratelli Musulmani? In Siria essi svolgono un ruolo profondamente reazionario e sono di fatto subalterni all’imperialismo e a Israele. Tuttavia in Arabia saudita conducono una lotta meritevole di attenzione contro una monarchia feudale che è profondamente parassitaria e corrotta, che ripone tutte le sue speranze nell’imperialismo e che in Medio Oriente è un pilastro fondamentale della reazione.
E come valutare i Fratelli Musulmani in Egitto? Non c’è dubbio che essi sono giunti al potere con l’avallo di Washington, che sperava di utilizzarli e li ha utilizzati nella lotta contro la Siria. Ma è altrettanto indubbio che anche il recente golpe è avvenuto con l’avallo di Washington e Tel Aviv. Imperialismo e sionismo cominciavano a diffidare: Morsi aveva consolidato notevolmente i rapporti tra Egitto e Cina; personalità di rilievo dei Fratelli Musulmani si erano espressi negativamente sugli accordi di Camp David (e cioè sulla capitolazione dell’Egitto nei confronti di Israele, col conseguente isolamento della resistenza palestinese); agli occhi dell’Occidente erano motivo di diffidenza i permanenti rapporti tra Fratelli Musulmani e Hamas, che continua a opporsi alla farsa di un processo di pace inscenato a copertura del permanente espansionismo sionista. Ecco perché a un certo punto Washington e Tel Aviv hanno deciso di puntare sui militari, i quali ultimi però mostrano crescente insofferenza e forse cominciano a essere tentati dal nasserismo. Se c’è qualcosa che in Egitto tiene oggi unita una società così profondamente lacerata è l’odio contro l’imperialismo USA, che ha provocato la catastrofe già vista.
Come devono comportarsi in Egitto le forze anti-imperialiste? Non sarebbe corretto trinciare giudizi su una realtà di cui non si ha una conoscenza approfondita. Per quanto riguarda il Medio Oriente nel suo complesso, una cosa però mi sembra certa. Le forze anti-imperialiste saranno costrette a lottare contro la lacerazione e la devastazione della stessa società civile provocate dagli USA, dall’UE e da Israele. Non sarebbe corretto né sul piano analitico né su quello politico bollare quali fasciste le forze che in Egitto e in Medio Oriente sono influenzate dalla religione e dallo stesso fondamentalismo. Chi cerca il fascismo deve guardare in primo luogo alla Casa Bianca. Tra fascismo e imperialismo c’è un nesso strettissimo: è una lezione che nel Novecento il movimento comunista ha appreso solo dopo un tortuoso processo di apprendimento e che oggi non deve essere dimenticata.

Domenico Losurdo

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"militari, i quali ultimi però mostrano crescente insofferenza e forse cominciano a essere tentati dal nasserismo. "
e di cosa campano poi, se non prendono più soldi dagli USA?

Anonimo ha detto...

Sul ruolo attuale di Hamas, che ora è schierata a fianco dei "ribelli" in Siria, sul suo "patriottismo" e sulla sua fedeltà alla causa (ma di chi?)sarei molto cauto. Non si tratta solo di una presa di posizione formale, Hamas ha sostenuto il tentativo di invasione dei campi alla periferia di Damasco ad opera dei salafiti, per fortuna respinto dalle forse patriottiche palestinesi e dall'Esercito siriano. E ci sarebbe da dire anche sul ruolo di Morsi che proponeva, prima della destituzione, l'Egitto come cnetrale operativa dell'aggressione alla Siria. Indubbiamente il golpe e la Caduta di Morsi hanno allentato la pressione su Damasco e hanno rappresentato un indebolimento del fronte salafiti- Fratelli musulmani-Qatar-potenze occidentali.

Aldo Peruzzi

Valerio ha detto...

Carissimo Domenico,
Ho appena terminato di leggere quanto hai scritto sull'Egitto odierno, ci sono arrivato seguendo il dibattito su facebook (sulla pagina di Azzarà) dopo avere trovato nei giorni scorsi articoli pubblicati su MarxXXI, Resistenze.org e Samir Amin (che anche in questa occasione si distingue per il suo "antislamismo", a mio parere, ingiustificato).
E dopo avere letto tutto ciò e frastornato dai mezzi di "informazione" che mi provocano violenti dolori intestinali, non posso che terminare come il commento di quel compagno, sulla pagina facebook di Azzarà: "Per fortuna che c'è Losurdo"

Valerio